martedì 30 settembre 2014

«IN QUELLE BOTTIGLIE C’ERANO RIFIUTI»

Le analisi chimiche e organolettiche compiute su campioni di olio d'oliva venduti come biologico extravergine Made in Italy, hanno dimostrato che in quelle bottiglie, in alcuni casi, non vi era nulla che potesse essere definito neppure olio lampante, addirittura che possa essere definito commestibile, trattandosi di oli esausti, residui di frittura, ossia rifiuti che, anzichè essere smaltiti erano venduti e finivano sulle tavole di consumatori ". Lo ha detto il responsabile dell'ispettorato repressione frodi di Bari, Luca Veglia, nel corso della conferenza stampa che si è svolta nella procura di Trani sull'operazione che ha portato a 16 arresti e al sequestro preventivo di 16 aziende e di 400 tonnellate di olio di oliva scadente o contaminato.
"Si tratta di sostanze cancerogene e dannose per la salute degli ignari consumatori – ha aggiunto il pm Antonio Savasta – che invece hanno il diritto di sapere cosa c'è in quello che comprano e di scegliere i prodotti in base alle loro reali caratteristiche".

AM