mercoledì 8 gennaio 2014

Delitto Alfano ancora impunito dopo 21 anni


Era la sera dell’8 gennaio 1993. Esattamente 21 anni fa. A Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Beppe Alfano, corrispondente del giornale La Sicilia, veniva ammazzato a bordo della sua auto.
Alfano non era solo un giornalista scomodo. Era una persona scomoda.
beppe_alfano1Proveniente dall’estrema destra, militante dell’MSI, era rimasto quello che si dice un “cane sciolto”, per nulla incline al compromesso e con un alto senso dello Stato.
Cosa Nostra gestiva gli affari a Barcellona Pozzo di Gotto, dialogando con i politici e con la magistratura locale.Beppe Alfano aveva scoperto una possibile loggia massonica deviata, in cui comparivano i nomi di mafiosi (Rosario Cattafi, Giuseppe Gullotti), politici (Domenico Nania – AN/PDL) e magistrati (Giovanni Lembo e Antonio Franco Cassata).Le parole del pentito Maurizio Avola confermerebbero quest’ ipotesi. Secondo Avola il mandante occulto dell’omicidio sarebbe un certo Giovanni Sindoni, massone con amicizie fra magistrati e politici. Tra i possibili moventi, vi è quello della scoperta degli interessi economici del capomafia Nitto Santapaola e di alcuni imprenditori legati alla massoneria, dietro al commercio di agrumi e ai fondi europei, oltre al fatto di aver intuito che l’allora latitante Santapaola si nascondeva, ben protetto, a Barcellona Pozzo di Gotto.Si è seguita anche la pista Aias (Associazione italiana assistenza spastici). Un altro scandalo su cui indagava Alfano, che aveva scovato assunzioni facili, tangenti e traffici per miliardi di lire.Lasciato solo dagli uomini del suo partito e, in generale, dal mondo delle istituzioni, Beppe Alfano sapeva che sarebbe stato ucciso.Sono stati celebrati quattro processi. In carcere è finito il mafioso Gullotti come esecutore materiale dell’omicidio ma noi ancora non ne conosciamo i veri mandanti.