lunedì 3 agosto 2015

La questione meridionale non e' mai finita.......da almeno un ventennio si assiste alla progressiva scomparsa della parola “sud” dalle agende dei governi che si sono succeduti alla guida del paese.

Sono due milioni i neet meridionali (persone non impegnate nello studio né nel lavoro né nella formazione). Due milioni i giovani tra i 15 e i 34 anni delle regioni del sud che non lavorano e non studiano. Sono oltre il 38 per cento della loro fascia d'età. Molti di più, in proporzione, che nel resto d'Italia (20 per cento) e che in Grecia (29 per cento), percepita in questi anni come l'epicentro della crisi europea. Se da una parte un'ampia porzione dei giovani meridionali appare stretta tra disoccupazione, assenza di prospettive, alienazione crescente, dall'altra si assiste al ritorno dell'emigrazione in forme massicce, sia sotto forma di nuova emigrazione operaia, sia sotto forma della "fuga di cervelli".A questo dato impietoso sulla condizione giovanile si aggiunge quello sul crollo della natalità. La ripresa economica ...ammmesso che ci sia,come sostiene Renzi,non arriva al sud.Figli e figliastri come si suol dire....Ci sono due Italie....E allora ,credo,in frantumi non e' soltanto l'economia ma l'unita' del Paese che cAMmina a velocita' diverse.Oggi non si puo' parlare piu' di ritardi ma di deriva...........

(Dati tratti da un'analisi di Alessandro Leogrande)