lunedì 2 dicembre 2013

Papa Francesco la notte in incognito visita i senzatetto

Quando Papa Francesco lo scorso agosto lo ha nominato Elemosiniere pontificio elevandolo al rango di arcivescovo, gli ha detto chiaramente: «Non ti voglio vedere seduto alla scrivania. La puoi pure vendere». Konrad Krajewski, polacco, 50 anni, non vuole essere chiamato Eccellenza, come gli spetterebbe. Per tutti, a partire dal Papa, è "padre Corrado". 

Volto noto in tv perchè per molti anni è stato vice-cerimoniere papale e quindi appariva dietro i pontefici durante le celebrazioni. Oggi il suo ruolo è cambiato: deve andare in mezzo alla gente, ai poveri, e portare aiuti ma anche solo parole di conforto o una preghiera o una pacca sulla spalla, come già faceva sotto il colonnato del Bernini in anni passati. Lo ha fatto a Lampedusa nei giorni tragici della strage di migranti morti a pochi metri dalla riva («sono morti nel rispetto della legge, non potevano essere soccorsi dai pescatori» ha detto senza timori), ma lo fa spesso durante la notte, quando esce con la Fiat Cubo bianca a portare aiuti ai senzatetto e agli immigrati, accompagnato dai militari della Guardia Svizzera, fuori servizio. 

«Ormai non lo dico più al Papa che la sera vado in giro per città di Roma, altrimenti vuole venire....». Ma è venuto? Padre Corrado sorride, scherza dicendo di fargli un'altra domanda, e nel silenzio c'è la conferma di quanto già girava da tempo: Papa Bergoglio qualche volta, in incognito, la sera va in giro per la sua città, dove è vescovo. Un po' come faceva anche Karol Wojtyla, di solito il martedì, a quanto raccontano i beni informati.

L'Elemosineria è l'ufficio della Santa Sede che il ha compito di esercitare la carità verso i poveri, a nome diretto del Papa: la funzione risale al 1198, e nel corso dei secoli vari Papi se ne sono occupati. Ultimamente era un ufficio in cui venivano destinati dei prelati a fine carriera (non per il predecessore di Krajenski, Guido Pozzo, rimasto nella funzione pochi mesi per passare poi ad altro incarico). 

I soldi per la piccola carità del Papa, a cui giungono ogni giorno molte richieste, arrivano sia dall'attività delle "pergamene" - le benedizioni papali scritte su carta pregiata per matrimioni, battesimi e altre ricorrenze, circa 250mila all'anno - sia per donazioni effettuate ad hoc. «Il Papa quasi tutte le mattina mi fa avere un busta con le richieste, spesso sopra c'è scritto: te sai cosa devi fare». Le offerte sono di piccola entità - da 100 a 1000 euro, in genere - e sono tutte controllate dai parroci, che ne certificano l'autenticità e consegnano materialmente il denaro. 

Lo scorso anno sono state distribuiti aiuti per un milione, spalmato in 6.500 offerte, ma da tempo queste cifre stanno crescendo in modo esponenziale. «Hai bisogno di soldi?» chiede via via il Papa a a padre Corrado, che a Lampedusa nei giorni tragici di ottobre, condividendo il tempo con i sommozzatori di Carabinieri, Polizia, Finanza e Guardia costiera («erano sbalorditi, nessuno si era mai interessato a loro, io l'ho fatto ma a nome del Papa») ha distribuito oltre ad altri tipi di aiuto anche diverse migliaia di schede telefoniche con i cui i migranti hanno potuto contattare le loro famiglie di origione. Tra l'altro è stato l'esecutore dell'operazione "Misericordina", la scatoletta distribuita a San Pietro qualche domenica fa con dentro un rosario: il costo è stato coperto da una donazione. 

«La carità - dice - è un atto che ci deve privare di qualcosa, ci deve costare. Non è carità privarci di qualcosa che non ci serve più, o dare in beneficienza i beni dopo la nostra morte». 

E spiega con un fatto che gli è capitato. «Un cardinale mi ha detto che ogni giorno quando passa per Via della Conciliazione dà a un povero due o tre euro. Ma io gli ho detto che per lui quelle monete sono nulla. Perchè, gli ho chiesto, non fa salire il povero a casa sua e magari lo porta in uno dei tre bagni dell'appartamento e lo lava?». Non ha raccontato come il porporato ha reagito.