Le infiltrazioni della criminalità' organizzata negli enti locali,non si contano .
Il legame mafia - politica ,malgrado tutto, e' sempre più' serrato e diffuso.
Se Milano da capitale morale e ' diventata nuova metropoli delle 'ndrine, significa che è cambiata anche la fenomenologia criminale tra Nord e Sud.
Un assessore regionale che acquista i voti e si fa condizionare nelle sue scelte diventa omologo dei suoi colleghi che popolano la zona grigia di Locri, Casal di Principe, Trapani.
Ma basta ,mi domando ,arrestare i politici o allontanarli dai loro ruoli ,sciogliendo gli enti sia esso Sedriano in Lombardia o Plati' in Calabria?
Francamente,ritengo di no.
Al di la' della politica troppo spesso rappresentante ed espressione degli interessi mafiosi,esiste una burocrazia che è' lo strumento indispensabile per le operazioni illecite.
Nei comuni sciolti per mafia la burocrazia dovrebbe essere destinata con comandi ad altre sedi si da impedire la reiterazione del reato.
Cosi' però' non avviene,ciascuno resta al proprio posto e scompaiono soltanto i consiglieri comunali per dare luogo al commisariamento.
Cambiando,pero',l'ordine dei fattori, il prodotto non cambia ed ecco che si ci ritrova punto e a capo .
Ci sarebbe da auspicare una rivisitazione della legislazione antimafia ma la politica ,non pare i teressata all'argomento ,visto che la parola mafia sembra ormai abrogata dal loro dizionario.
Il problema rimane per intero a chi vive la trincea quotidiana , molto lontana dagli scanni aurei di Camera e Senato.
L'antimafia come la mafia e' una cosa seria che non può' essere affrontata se non vivi o hai vissuto il problema.
Purtroppo nel nostro Paese anche questo diventa un argomento di comodo e di convenienza, in barba alle vittime e ai morti ammazzati.
L'antimafia,l'ho detto sempre e' un sentimento e come tale può' appartenenti o meno ma certo non si può' consentire che divenga strumento di potere ,d'immagine o peggio ancora di business.
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