I mafiosi devoti adorano piu' di ogni cosa le processioni, idolatrano alcune Sante, San Michele Arcangelo e La Madonna.
Nei riti d'iniziazione bruciano nel fuoco le immaginette votive dopo averci versato sopra il proprio sangue.
Contro questo paganesimo, Papa Francesco, il 21 marzo, con parole sommesse ma durissime ha chiamato alla conversione il malavitoso, prospettandogli l'inferno: «Il denaro insanguinato, il potere insanguinato,non potrai portarlo all'altra vita».
Ancora più rivelatori delle parole sono i suoi gesti : l'abbraccio a noi familiari delle vittime di mafia, la mano tesa a Don Ciotti, il prete di strada vissuto per anni ai margini della Santa Sede e finalmente chiamato a parlare accanto al Pontefice. Ciotti ha incitato la Chiesa a fare autocritica,ricordando come in passato, essa non abbia chiuso gli occhi davanti alla mafia,fino a diventarne talvolta complice. Ha citato i momenti di luce (in particolare Don Pino Puglisi, Don Peppe Diana, Don Cesare Boschin, ammazzati nel '93, '94, '95) e al tempo stesso i «silenzi, le sottovalutazioni, gli eccessi di prudenza, le parole di circostanza».
È un j'accuse pesante, quello di Luigi Ciotti, lanciato nel cuore della Chiesa, sicuro d'avere a fianco la sua massima autorità.
L'Altra Chiesa, quella di Don Gallo , Don Tonino Bello ,da periferia che era ,diventa centro,motore.
Forse lo scatto invocato da Ciotti (la «pedata di Dio») deve avvenire anche nella curia, e fin dentro le parrocchie. Altrimenti l'anatema profetico che viene dall'alto sarà, come qualcuno ha detto : «acqua che scivola sul marmo ».