Don Peppe Diana aveva scelto di non tacere ma di portare il proprio messaggio non meramente evangelico ma anche di impegno civile e di solidarietà, a tutta la cittadinanza della sventurata terra in cui era nato : Casal di Principe . Lui non rimase in silenzio di fronte all'ingiustizia, alla violenza spietata e ai crimini della camorra.
Fu zittito per sempre, nel giorno in cui ricorreva il suo onomastico: era il 19 marzo del 1994 e Don Peppino si accingeva a celebrare la messa delle 7 e 30 quando il killer entrò nella sacrestia e lo colpì con diverse pallottole che lo uccisero all'istante.
L'Italia si svegliò poco dopo scoprendo che esistevano uomini soli che non si sottraevano di fronte alla lotta contro quello che è il «male assoluto»; e che erano abbandonati a loro stessi.
Suo malgrado,Lui,un sacerdote che non voleva fare altro che compiere nel migliore dei modi possibili il suo ministero, cercando di creare una collettività solidale in grado di opporsi alla brutalità e ai soprusi, sarebbe diventato uno dei troppi simboli di quanti cercano di ribellarsi alle imposizioni della criminalita' organizzata.
Un eroe che oggi sarà ricordato in tutta la Campania con manifestazioni e mobilitazioni, nella speranza che il suo sudore e il suo sangue non siano stati versati invano e che non ci si dimentichi di condannare apertamente e senza riserve quegli intrecci tra potere istituzionale e criminalità organizzata che, già vent'anni fa, Don Peppe aveva visto, conosciuto e denunciato senza timore.